Non potrò mai dimenticare di quando qualche anno fa, salivo su un autobus con il pennarello stracarico nascosto dentro la manica, la gente mi guardava, ed io sapevo che nessuno di quei visi avrebbe mai immaginato cosa avrei fatto di lì a poco...uomini in giacca e cravatta e con la borsa di pelle in mano, vecchie signore con l'aria stanca, bambini, donne, dentro un autobus si può incontrare chiunque.
Un giorno forse anch'io sarei stato una di quelle persone vestite eleganti per andare a lavorare, ma in quel periodo non ci pensavo lontanamente...il mio nome...l'unica cosa che mi importava era scrivere il mio nome, e lo facevo senza farmi vedere...tutta quella gente che mi guardava da quando salivo a quando scendevo, non mi coglieva mai mentre lasciavo scivolare dalla manica il mio fidato Pilot e imbrattavo col mio nome la superficie liscia di un autobus...era come un gioco, una sfida alla società che ci ignora e che ci lascia girare a vuoto senza darci nulla su cui creare noi stessi...ne ho bombati di autobus e ogni volta che scendevo, fissavo il mio nome con soddisfazione, chissà se quelle persone lo avranno mai letto e se mai si saranno domandate chi sono e perché lo facevo.
Quando ancora non scrivevo, non avevo armi per vendicarmi, quando non scrivevo ero uno dei tanti...il mio nome mi da la possibilità di sentirmi parte della mia città, che amo come me stesso.
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Kare posa accanto al Colosseo. Linea A, 2001. |
I graffiti! Se ne sente parlare tanto credo, ormai nessuno può dire di non conoscerli, ognuno ha le sue idee, da molti sono considerati un'arte, ma nessuno ha ancora capito cosa si prova nel devastare una città, nell'andare a bombare la metro tutte le notti, rinunciare a troppe cose, solo per quelle sensazioni che ci avvolgono e che ci fanno dimenticare tutto...privi di responsabilità, di doveri, essere liberi di fare ciò che ci comanda il cuore e l'anima...entrare dentro una visione del mondo unica, scrivere il proprio nome costantemente alla ricerca di noi e del nostro stile.
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Des Kare Jon sul Ponte Nenni. Linea A, estate 2001. |
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Des Kare Ver, l'ultimo vagone dipinto da Kare. Linea B, 2006. |
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Kare Des wholecar. Linea A, 2001. |
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Avendo finito la vernice, Kare riempie il proprio Nome con un oilbar,
pastello a cera. Geniale! Linea A, 2001. |
Oggi da quei giorni non è cambiato nulla, certe notti non riesco a dormire se penso che fino a poco tempo prima stavo con i miei fratelli a decidere dove colpire, se penso che ogni volta che tornavo dopo aver bombato, cascavo sul letto e mi addormentavo in un sonno che in pochi conoscono, il sonno di chi è tornato intero, il sonno di chi quando si sveglia avrà voglia di riprovarlo...
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Direttamente dal deposito, Kare si fà un sonno profondo aspettando che passi il vagone dipinto poco prima. Ore 08,00 di mattina. Ponte Nenni, 2001. |
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...non smetterò mai di pensare al mio nome perché sono cresciuto con la voglia di emergere e oggi quando salgo su un autobus non penso più a non farmi vedere, non mi importa, le persone vedono in me un ragazzo come tanti, forse un universitario, forse un meccanico, forse uno sportivo, ma io sono un writer e sono fiero di essere cresciuto con questa mentalità, che oggi mi da la possibilità di sperare nel mio futuro, perché i graffiti mi hanno insegnato a credere in me stesso.
Kare NSA-Gianlorenzo Puddu, (R.I.P.) 1982-2006
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Trust Yourself. |
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"Uno di noi, i treni lo sanno. La città non ti dimenticherà!"
KARE by One e Ver. Linea B, 2006.
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English version:
Trust Yourself
I’ll never forget when just a few years ago, I’d climb on buses with my marker overflowing with ink hidden in my sleeve. People looking at me, and I’d know that none of those faces would ever imagine what I was about to do…men in suit and tie holding their briefcase, old ladies with tired looks, kids, women, in a bus you can meet practically anybody.
Maybe one day I too would have been one of those people dressed elegantly to go to work, but during that period it never crossed my mind…my name…the only thing I cared about was writing my name, and I would do it without anybody seeing me…all those people that saw me from the moment I got on to the moment I got off never caught me as I let my trustworthy Pilot slip out of my sleeve and bombed the smooth surface of the bus with my name…it was like a game, like a challenge to society that ignores us and leaves us going round in circles without giving us anything to create ourselves upon…I’ve certainly bombed a great many buses, and every time I’d get off I’d stare at my name with satisfaction. Who knows whether those people ever read it or ever asked themselves who I was and why I did it.
When I still hadn’t started writing, I had no weapons to avenge myself, when I still hadn’t started writing I was one of the many…my name has given me the chance to feel part of this city, which I love as I love myself.
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Kare poses next to the Coliseum. A-line, 2001. |
Graffiti! They’re common knowledge now, I think, nobody can say they don’t know what graffiti is, everyone has their own opinion about them. They are considered an art by many, but nobody has yet understood what it feels like to destroy a whole city, bomb the subway every night, giving up too many things only for those feelings that envelop us and make us forget everything…free from responsibilities and obligations…and free to do what the heart and soul command us…embracing a unique vision of the world, constantly writing your name in the search for yourself and your style.
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Des Kare Jon rock wholecar passsing on the Nenni Bridge. A-line, summer 2001. |
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DesKareVer last car he ever painted. B-line, 2006. |
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KareDes wholecar. A-line, 2001. |
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Having finished his spraypaint, Kare fills his Name with an oilbar. Genius! A-line, 2001. |
Today not much has changed from those days. Some nights I can’t fall asleep if I think about the fact that just a short time ago I was with my brothers deciding where to hit, if I think about the fact that every time I got home from bombing I’d fall on the bed and into a deep sleep that few people have experienced. The sleep of someone who got back whole, the sleep of someone who wakes up and will want to do it all over again.
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Directly from the yard, Kare falls into a deep sleep while waiting for his train to pass by. 8,00 'O clock in the morning, 2001. |
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…I’ll never stop thinking about my name because I was born with the will to emerge, and today when I get on a bus I don’t think about not being seen because I don’t care, people see in me a kid like many, maybe a university student, maybe a mechanic, maybe an athlete, but I am a writer and I’m proud I grew up with this mentality which today gives me a chance to hope for my future, because graffiti has taught me to believe in myself.
Kare NSA-Gianlorenzo Puddu (R.I.P.) 1982-2006
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Trust yourself. |
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"One of us, the trains know. The city will not forget you." KARE by One and Ver. B-line, 2006. |
1 commento:
king
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