Tutti sanno e tutti fanno; negli ultimi anni la diffusione dell’hip hop in Italia ha portato a un aumento degli addetti ai lavori; il risultato è una moltitudine di new-jacks esperti nel marketing del proprio prodotto che spingono se stessi in maniera eccellente su ogni canale, troppo spesso senza avere qualcosa di realmente valido da proporre ( ” perchè io valgo”). Nello stesso tempo tutti fan e tutti artisti.
Roma Nord 1999
La qualità cede il posto alla quantità e senza aver fatto gavetta tutti si presentano al pubblico con mentalità e modalità mainstream. In questo clima ci si mette poco a corrompersi e il senso delle cose si perde mettendo in risalto solo gli aspetti materiali delle persone. Il declino, dunque, della cultura fatta di contenuti e di protesta in favore di sterili manie da rockstar pieni di vizi e con pochissimi pregi. Il credo della maggior parte dei rapper italiani oggi paradossalmente è lo stesso di Berlusconi : la figa e i soldi, fare soldi a tutti i costi, l’ unica cosa da esibire come simbolo di potere; si parla di quello nei testi e si vive per quello. Eravamo in pochi a Roma nei primi anni '90 quando tutto è cominciato, pace e amore e poche striminzite informazioni che arrivavano da fuori, era tutto un passa parola e il knowledge si formava con l’esperienza giorno dopo giorno; si stava per strada per davvero, notte e giorno, ci si costruiva il nome ed ogni secondo si cercava di dare un senso a quello che eravamo. Anche se non c’era internet a collegarci tutti, eravamo comunque un’ unica cosa e i rapporti erano veri e duraturi.
Ci muovevamo nelle ombre dei vicoli di Roma scrivendo e creando, marcando e leggendo e la nostra città era casa nostra…senza saperlo eravamo internet, lo avevamo già! I pop up dei tags sulle strade ci indicavano il cammino e personalizzavano l’arredo urbano; mettere un tag accanto ad un altro era come dire “mi piace”, ”ti rispetto”. Tutto quello che c’era da sapere si sapeva in breve tempo, anche se neanche il cellulare era ancora diffuso, si viveva di più, con meno pantomima, più intensamente. Non bastava una pagina di facebook o un video su youtube per avere notorietà, la fama era ” fame” e lo stile si creava con i fatti, potevi essere “qualcuno” per la tua cerchia di amici ma anche diventare leggenda in tutta Roma o anche oltre, ma per davvero. Ti guadagnavi qualcosa solo quando te l’eri guadagnata, e fino a quel
momento eri nessuno.
Roma Nord 1999
Per strada te dovevi sveja’ oppure erano mazzate; il writing non aveva la diffusione che ha oggi, e per la maggior parte delle persone eri un incognita, spesso un nemico. Tutto era illegale e il concetto di muro-legale ancora non esisteva, era una felicità da strappare. Non capivano perchè lo facevamo, ed eravamo pochi, odiati da tutti e rispettati da pochissimi. Da una parte c’eravamo noi, dall’altra tutti gli altri. Avevamo contro negozianti, privati, polizia, fascisti e anche i comunisti che coprivano le nostre scritte e dicevano che non c’era messaggio nel nostro modo di essere, senza capire che il messaggio era proprio nel farle quelle scritte, affermare il proprio IO nella metropoli senza bandiere, era un grido di vita, di libertà! Non si faceva il “bar dello sport” che si fa oggi nei social-network con tutti allenatori e critici, quello che eri era sotto gli occhi di tutti, nè più nè meno. Imparavamo da quelli più bravi sentendo e risentendo la musica, che non erano files archiviati nel pc ma dischi con copertine meravigliose, avevano un odore e un suono e quei pochi che potevamo comprare a forza di sentirli li imparavamo a memoria (spesso, come nel mio caso, senza neanche capire le parole). Le fanzine di graffiti che ci arrivavano erano pochissime a volte fotocopiate in bianco e nero ma bastavano una o due foto a mandarti in fissa per quello stile e potevi andare avanti a disegnare lettere per mesi! Si passava a trovare qualcuno e ci si metteva a registrare su cassetta i dischi che aveva con piastre sgangherate, creando quelli che qualche anno dopo sarebbero diventati i “mixtapes”. Oggi negli hard-disk dei pischelli ci stanno giga e giga di rap ma sono acquisiti troppo in fretta e non c’è il tempo di ascoltarli con calma che ne arrivano di nuovi a pioggia; il bombardamento di input e informazioni ci rende sordi e superficiali. Quel poco che avevamo, non era un anonimo file con un icona sul desktop ma un disco con immagini e testi da sentire e risentire e tenere tra le mani, era la nostra copia! Inoltre rappresentava una scelta, avevamo speso i soldi per quello e non per altro; eravamo fieri di questo!
Iemz - Deep Masito - Colle Der Fomento QRP GRA RZ
Roma Nord 1999
"Tutto quello che mi serve sotto il cielo della mia città!"
English version:
Destroy & Rebuild
Everybody knows everything and everybody does everything; over the last few years the diffusion of Hip Hop in Italy has caused an increase in the number of insiders. The result is a multitude of new-jacks that are experts in the marketing of their own product and publicize themselves excellently on every possible channel, often without having anything really valid to sell (“because I'm worth something”). In the meantime everybody's become either a fan or an artist.
Quality gives way to quantity, and without ever having climbed the ladder, everybody presents themselves to the public with a mainstream mentality and way of doing things. In such an environment it is easy to become corrupt, the sense of things is easily lost and the emphasis moves towards the material aspect of people. The decline of a culture characterized by content and protest in favor of sterile rockstar-obsessions, bad habits and with very few qualities. Paradoxically, the beliefs of most of the Italian rappers today are the same as Berlusconi's: pussy and money, to make money at all costs, the only thing to show off as a symbol of power; that's what lyrics talk about and that's what they live for.
We were very few in numbers in Rome during the early '90s when everything began, peace and love and skimpy information coming from abroad. It was all done by word of mouth and knowledge was formed by direct experience day after day; we spent time on the street for real, night and day. We'd build up our name and every second that went by we'd try and make sense out of who we were. Even if we didn't have internet to connect us all, we were all part of the same thing and relationships were true and enduring. We'd move about in the shadows of Rome's alleys writing and creating, marking and reading. Our city was our home...without even knowing it, we were internet, we already had it! The popping up of tags in the streets indicated the way and personalized urban furniture; putting up a tag next to another one was like saying, “I like it”, “I respect you”. Everything you needed to know you'd find out pretty quickly, and even if the mobile phone was not yet commonplace, we'd live more intensely, with less pantomime. Having a facebook page or a video on youtube would not have been sufficient to have notoriety. Fame was “hunger” and style was created through deeds. You could be “somebody” for your own group of friends and even become a city-wide legend or more, you truly could. You'd earn something only when you'd really earned it, and up to that moment you were a nobody.
You had to learn to be street-wise or you'd easily find yourself in deep shit; graffiti writing wasn't as common as it is now, and for most people was completely unknown, you often were an enemy. Everything was illegal and the concept of a legal wall still didn't exist and was something to be earned. We didn't realize why we did it. We were few and hated by everybody and respected by a very small number of people. On one side it was us, on the other side everybody else. We had shop-owners, private citizens, police, and fascists all against us. Even communists who would cross our tags saying there was no message in our way of being. What they didn't understand was that the message was in the very act of writing, asserting one's self in the metropolis with no political affiliation whatsoever was a cry of freedom and life! There was no town-talk like happens today on social-networks where everyone is an expert and critic. Who and what you were was under everybody's eyes. We learned from those that were better than us, listening to their music over and over again which wasn't just a bunch of files in a pc but records with awesome covers that had a smell and a sound. Those few records that we were able to buy, we'd listen to so many times that we'd learn them by heart (often, as is my case, without even understanding the words). The graffiti 'zines we got our hands on were very few and often times were black and white photocopies, but just a couple photographs were sufficient to get you hooked on this or that style and give you drawing material for months at a time! We'd go to people's houses to record his records to tapes using fucked up decks, creating what would later be known as “mixtapes”. Nowadays kids have gigabytes and gigabytes of music in their hard disks, but they are obtained way too hastily and there is no time to listen to it calmly and soon enough they end up with more gigabytes in their hard disks. This continuous bombardment of inputs and information makes us deaf and superficial. What little we did possess was not an anonymous file with an icon on the desktop but a record with images and lyrics to listen to over and over again, and that you could hold in your hands. It was our copy! Furthermore it represented a choice, we had spent money for that and not something else; we were proud of this!